Sonetto dedicato a Menico Cianca e firmato dal Belli con uno pseudonimo (Pepp’er Tosto) nel 1831.

Le nespole (1) c’hai conte a cchillo sciuccio

(pe ddillo (2) a la cafona) de dottore,

me le sò ppasteggiate, (3) Menicuccio,

sino a cche m’hanno arifiatato er core.

Vadi a rricurre mo da Don Farcuccio (4
)
pe rrippezzà li stracci ar giustacore:
ché a Roma antro che un cavolo cappuccio

pò ppagà ppiù le miffe (5) a st’impostore.

Ma er zor Ammroscio ha ffatto un ber guadaggno

trovanno a ffasse (6) a ccusí bbon mercato

carzoni e ccamisciola de frustaggno: (7)

ché in ner libbro de stampa che mm’hai dato,

be’ cce discessi (8) all’urtimo: Lo Maggno; (9)

e, dde parola, te lo sei maggnato.

Note del Belli

1 I colpi.
2 Dirlo.
3 Assaporate.
4 Equivale a «nessuno».
5 Menzogne.
6 Farsi.
7 Non offenda il trovare qui in frustagno un vocabolo non pure illustre, ma di forma e nazione veramente toscano. Il romanesco tende di sua natura ad alterare il suono delle parole, allorché per ispirito di satira, in lui acutissimo, vuole rendere il senso equivoco e farlo ingiurioso. Così, nel caso attuale, per dire che il dottore sia stato frustato pel corpo dal libro contro di lui stampato, non disconviene alla malizia romanesca la viziatura di fustagno, termine in uso, in frustagno, per la qual viziatura questo vocabolo viene per puro accidente, indipendentissimo da perizia filologica, ad essere restituito alla sua incognita forma.
8 Dicesti.
9 Nel libro di cui si tratta appariscono per ultime parole le seguenti: Fr. Dom. Lo Magno, firma del revisore ecclesiastico. E il detto libro contiene un dialogo scritto dal signor Benedetto Blasi intorno alle stoltezze dell’opuscolo dell’Ambrosio; e quindi un confronto fatto dal signor Domenico Biagini di quello stesso opuscolo colla celebre opera del Cabanis (Rapport de moral, etc.) della quale il D’Ambrosio ha fatto un continuo plagio, viziandola però per farle dire sciocchezze.