Partire da un piccolo negativo per restaurare un capolavoro. In questa impresa è riuscita la Cineteca di Bologna, in collaborazione con l’Istituto Luce e la Cineteca Nazionale, riportando sugli schermi “Roma Città Aperta”, meraviglia girata da Roberto Rossellini e datata 1945.

Il film, ispirato a personaggi realmente esistiti, in modo da dare alla vicenda tutta la veridicità possibile, descrive Roma durante l’occupazione nazista e rappresenta un progetto molto caro a Rossellini: non fu facile infatti girare il film, trovare i finanziamenti e numerosi furono i cambiamenti nella sceneggiatura, talmente tanti che alla fine non ci fu mai una stesura definitiva.

I personaggi, dicevamo, sono ripresi dalla realtà: Pina, magistralmente interpretata da Anna Magnani, è ispirata ad una popolana romana madre di cinque figli e in attesa del sesto, fucilata mentre protestava per l’incarcerazione del marito.

Altro personaggio realmente esistito è quello di Don Pietro Pellgrini, impersonato da Aldo Fabrizi. Ispirato a Don Giuseppe Morosini, impegnato nel difendere la resistenza, torturato ed ucciso dai nazisti a Forte Bravetta.

“Un prete e un comunista lottano per la stessa causa. Dietro di loro si muove un quartiere popolare di Roma, coi suoi casoni squallidi, I cortili in cui la storia di ognuno è la storia di tutti e dove la sofferenza e le speranze sono comuni. La forza di Roma città aperta è in questa molteplicità di elementi umani coagulati da un’unità superiore.” scrive Carlo Lizzani e infatti la meraviglia di questo film sta nell’aver portato sullo schermo un dolore così recente e aver affidato la sua interpretazione ad attori superbi, che fanno sì che questo capolavoro sia spesso proiettato nelle scuole e portato ad esempio di maestria cinematografica.

Molte le curiosità attorno al film che contribuiscono ad alimentarne il mito. Per esempio la partecipazione alla sceneggiatura di Federico Fellini, che accettò dopo che Aldo Fabrizi fu scelto come attore protagonista; e ancora la folle e straziante corsa di Anna Magnani, diventata simbolo del film, fu ispirata da una litigata dell’attrice con il suo compagno di allora.

Poi la pellicola usata per girare il film: leggenda vuole che fosse stata utilizzata una pellicola comprata al mercato nero, usata e scaduta.

I film restaurati dalla Cineteca di Bologna sono molti e tutti imprescindibili: da “Risate di gioia” a “Il Gattopardo” passando per “Hiroshima mon amour” e “Delitto perfetto”, vale la pena cercarli, vederli (o rivederli) per un tuffo nei capolavori della cinematografia mondiale.