Tarpea era una vergine vestale figlia di Spurio Tarpeo, comandante romano custode della rocca capitolina. E’ passata alla storia come una traditrice; sembra infatti che indicò ai Sabini il percorso segreto per raggiungere la rocca capitolina (il Campidoglio).

Secondo Livio fu proprio il re dei Sabini, Tito Tazio, a corrompere la ragazza. La ricompensa del tradimento, sempre secondo Livio, sarebbe dovuto essere “ciò che i Sabini reggono con la sinistra”; forse i bracciali (le armille) e gli anelli d’oro, o forse gli scudi.

I soldati Sabini una volta entrati passando per il sentiero indicato, uccisero Tarpea coprendola con i loro scudi, gesto che fa forse riferimento alla ricompensa promessa da Tito Tazio o forse “sfregio” gratuito per dimostrare la sorte che tocca ai traditori.

B. Pinelli, L'uccisione della traditrice Tarpea da parte dei Sabini (incisione)

B. Pinelli, L’uccisione della traditrice Tarpea da parte dei Sabini (incisione)

Venne seppellita sul Campidoglio, in una zona che ancora oggi porta il suo nome: la rupe Tarpea. Tale rupe divenne tristemente famosa, da essa venivano infatti gettate le persone considerate indegne dai romani in quanto colpevoli di reato contro lo stato. Divenne insomma uno dei luoghi in cui venivano eseguite alcune delle condanne a morte. Tale violenta usanza sembra sia attestata fino al I secolo d.C..

Questa almeno è la versione più nota, e probabilmente anche più antica di questa vicenda che come molte altre della storia romana più antica si confonde con la leggenda e col mito. Tale versione venne però modificata e riproposta in vari modi. Properzio, giusto per fare un esempio, inserisce una nota amorosa nell’intera vicenda. Il tradimento di Tarpea sarebbe perciò avvenuto per questioni sentimentali, la giovane infatti si era innamorata del comandante dei nemici, Tazio (o del comandante dei Galli, come sostiene un’altra versione della vicenda).

I resti della fanciulla vennero spostati sul finire dell’età regia da Tarquinio Prisco o da Tarquinio il Superbo.