La tecnica del restauro è stata usata sin dai tempi più antichi, anche se non con un metodo scientifico come viene utilizzata oggi. Col passare dei secoli è nato un interesse sempre maggiore per questa disciplina, volto al mantenimento di importanti monumenti e opere d’arte.

Roma è un museo a cielo aperto; se da una parte questa è la cosa che la rende così preziosa e unica, dall’altra è soggetta al rischio di degrado dovuto agli agenti esterni che attaccano le opere, come l’aria, l’acqua, il sole e sopratutto lo smog.

Ai periodici normali restauri di opere d’arte, vanno quindi aggiunti interventi mirati a proteggere i monumenti maggiormente esposti agli agenti esterni.

Per capire come l’attenzione verso le opere d’arte, ed il concetto stesso di opera d’arte, sia mutato nei secoli si potrebbero citare numerosi episodi. Basti pensare che “solo” nel quattrocento, grazie ad un nuovo interesse per l’antico, alcuni papi tra cui Pio II e Sisto IV emanarono delle leggi per vietare la demolizione dei monumenti antichi e l’alienazione dei beni nelle chiese.

Veniamo all’ottocento. Nel maggio del 1809 Napoleone occupa Roma e sotto il suo potere inizia una vera e propria campagna di restauri e di urbanizzazione della città. Lavorano a Roma in questi anni restauratori del calibro di Giuseppe Valadier, Raffaele Stern, Giuseppe Camporese.
E’ altrettanto vero, come è noto, che in questo periodo furono effettuati numerosi trasporti di opere d’arte da Roma a Parigi. Non solo da Roma, ovviamente, ma da tutta Europa.

Nel periodo napoleonico è Parigi la capitale dell’arte europea mentre Roma vive un periodo di offuscamento. La situazione cambierà dopo la caduta di Napoleone. Molte opere tornano a Roma ed inizia una nuova importantissima campagna di restauri. Viene aperta al pubblico in questi anni la Pinacoteca Vaticana (1817) con finalità didattiche per i giovani artisti che da questo momento in poi avranno un luogo di riferimento in cui studiare le opere dei grandi maestri del passato.

Tale campagna di restauro viene valutata in modo tendenzialmente positivo dalla critica. Ovviamente, i restauri si sono concentrati solo su alcune delle opere presenti a Roma. Le opere da restaurarevennero però scelte con criteri storico-artistici, magari non condivisibili, ma comunque non confusi.

Vennero coinvolte nei restauri molte delle opere e dei monumenti più celebri. Ai restauratori già citati vanno aggiunti altri nomi importanti, per quanto meno noti. In particolar modo i fratelli Camuccini, Candida e Palmaroli.

Ad ispirare questa stagione di restauro da un punto di vista legislativo fu l’Editto Pacca (1819) che si proponeva tra l’altro di porre un argine al libero commercio di opere d’arte. Tale editto non riuscì ad impedire la cessione delle opere di buona parte delle grandi collezioni private (ad esempio Fesch e Campana); tuttavia ebbe una positiva influenza sulla pubblicità di tali scambi tra privati. Le compravendite non vennero arginate ma quantomeno divenivano note al pubblico.

Per quanto gli interventi furono numerosi ed ognuno di essi meriterebbe un discorso a parte, possiamo comunque sottolineare una tendenza generale nell’intera operazione di restauro. Era diffusa in quegli anni a Roma una sorta di “nostalgia” verso la Roma neoclassica, atteggiamento culturale che pervadeva anche l’ambiente del restauro non a caso spesso segnato da una ricerca spiccata di regolarità negli interventi.

Andrea Palladio - Arco di Tito a Roma - Incisione - Palazzo Chiericati Vicenza

Andrea Palladio – Arco di Tito a Roma – Incisione – Palazzo Chiericati Vicenza


Di Giuspeppe Valadier, architetto e urbanista, è fondamentale il restauro dell’Arco di Tito. Questo restauro viene considerato il primo restauro scientifico.
Il suo intervento è di tipo integrativo; Valadier integra le parti mancanti lasciando ben visibile l’intervento attraverso l’utilizzo di un materiale differente rispetto all’originale. Evidente rispetto al passato l’attenzione per la storicità dell’opera. Valadier restaura anche Ponte Milvio, aggiungendovi la torretta.
Il Colosseo viene in un primo momento restaurato da Stern e dopo da Valadier.
Verso il lato laterano del grande monumento è possibile notare una parete completamente diversa da tutto il resto; in questo caso venne fatta per problemi di stabilità; in quel periodo ci fu un grave terremoto che compromise la staticità del monumento.

I fratelli Camuccini intervengono invece sul “Giudizio Universale” di Michelangelo. Il restauro andò a buon fine ma non mancarono critiche; alcuni erano preoccupati del fatto che con il tipo di tecnica usata durante il restauro sarebbero emersi gli errori di restauri passati.

Michelangelo Buonarroti, Giudizio Universale, 1536-1541, Musei Vaticani, Cappella Sistina.

Michelangelo Buonarroti, Giudizio Universale, 1536-1541, Musei Vaticani, Cappella Sistina.

Nel 1823 scoppiò un incendio nella Basilica di San Paolo fuori le mura, ad occuparsi del restauro fu l’architetto Pasquale Belli, su un progetto iniziale di Valadier.

Questi sono alcuni esempi dei tanti restauri operati nella Roma ottocentesca. In generale possiamo sottolineare l’importanza dell’ottocento nello sviluppo della teoria e della tecnica del restauro, non solo in Italia.
Gli interventi di restauro ai monumenti romani sono stati, e sono, di vitale importanza.

Non possiamo che augurarci che i restauri contemporanei, come quello del Colosseo attualmente in corso, vengano svolti con intelligenza, competenza ed abilità.

Basilica di San Paolo fuori le mura

Basilica di San Paolo fuori le mura