Alberto Sordi (Roma, 15 giugno 1920 – Roma, 25 febbraio 2003) è stato un importante ed apprezzato attore, doppiatore e regista italiano.

Infanzia e studi

Nasce in via San Cosimato a Trastevere, quarto figlio di Maria Righetti, insegnante elementare nata a Sgurgola e di Pietro Sordi un professore di musica e concertista nell’orchestra del Teatro dell’Opera. Inizia ad allestire sin da ragazzino piccole recite con un teatrino di marionette e canta come soprano nel coro di voci bianche della Cappella Sistina.
Studia all’Istituto d’Avviamento Commerciale “Giulio Romano” a Trastevere senza diplomarsi (lo farà poi successivamente, da privatista, diventando ragioniere).

Studia anche canto lirico esibendosi come basso. Nel 1936 incide un disco di fiabe per bambini per la casa discografica Fonit e grazie ai soldi messi da parte si reca a Milano, dove si iscrive al corso di recitazione all’Accademia dei Filodrammatici da cui verrà espulso a causa della sua dizione dialettale, con la quale diverrà celebre in seguito.
Nel 1941 muore Pietro Sordi e si trasferisce con la famiglia nel centro storico di Roma.
Trattò la sua vita privata sempre con estremo riserbo e riservatezza. Non contrasse matrimonio nè pubblicizzò mai nessun legame sentimentale. Visse sempre in casa insieme alle sorelle Savina e Aurelia, con il fratello Giuseppe, che era anche il suo amministratore, e con la segretaria Annunziata, oggi sovrintendente del suo archivio personale.
La villa di Alberto Sordi, di fronte alle terme di Caracalla, diverrà, per volere della sorella Aurelia, un museo.

Il teatro leggero, il doppiaggio e la radio

Comincia a recitare a metà degli anni trenta come attore di cinema (piccole comparse) e di teatro. E’ anche ottimo doppiatore; il doppiaggio più celebre è quello di Ollio, Oliver Hardy, del celebre duo Stanlio & Ollio, ma darà voce anche a Anthony Quinn, John Ireland, Bruce Bennet, Marcello Mastroianni, Robert Mitchum e Pedro Armendariz.

Nel 1936-37 si esibisce nello spettacolo di teatro leggero, “San Giovanni”, senza successo, con la compagnia di Aldo Fabrizi e Anna Fougez. L’anno successivo forma un duo con Gaspare Cavicchi senza grande fortuna anche in questo caso. Il duo si scioglie poco dopo.
Nel 1938-39 debutta nel teatro di rivista come ballerino di fila nella compagnia di Guido Riccioli e Nanda Primavera; lo spettacolo si chiama “Ma in campagna è un’altra… rosa”.
Negli anni ’40 prosegue la carriera teatrale, con ottimi successi. Nel 1941-1942 mette in scena “Tutto l’oro del mondo” con la compagnia di Guido Fineschi e Maria Donati, e successivamente:
Teatro della caricatura (1942)
Ritorna Za-Bum (1943) diretto da M. Mattoli
Sai che ti dico? (1944) diretto da Mario Mattòli
Imputati… alziamoci! (1945) di Michele Galdieri
Soffia so… (1946) di Garinei & Giovannini
E lui dice… (1947) di Benecoste diretto da Oreste Biancoli e Adolfo Celi e nella stagione
Gran baraonda (1952-53) scritto e diretto sempre da Garinei & Giovannini con Wanda Osiris tra le attrici

Nel 1942 recita per la prima volta come comprotagonista al cinema ne “I tre aquilotti” diretto da M. Mattòli.
Lavora molto anche in radio; sono anni in cui Sordi sperimenta alcuni personaggi (Mario Pio, il Conte claro, il signor dice) che saranno amatissimi negli anni a venire, anche nella trasposizione cinematografica.
In radio Alberto Sordi inizia quel “ritratto dell’italiano medio” che si è soliti ricordare come suo principale merito artistico. Un italiano spesso cialtrone e vigliacco, sbruffone, simpatico ma talvolta penoso a cavallo della tragedia e della farsa.

Il grande cinema

Si fa conoscere grazie ai programmi di Corrado “Rosso e nero”, “Oplà” e “Vi parla Alberto Sordi”.
Viene notato da Fellini (dopo almeno dieci anni di “gavetta”) che gli affida ruoli di primo piano sia ne “Lo Sceicco bianco” che nei “Vitelloni”. Come è noto lo “Sceicco bianco” fu un vero flop al botteghino, tanto che alcuni produttori cinematografici chiesero di togliere il nome di Sordi dalle locandine in quanto non molto amato dal pubblico.
Nel 1954 interpreta uno dei suoi ruoli più celebri, quello di Fernando Moriconi (“l’americano”) prima in “Un giorno in pretura” e poi in “Un americano a Roma” di Steno. Quest’ultimo è un grandissimo successo e per molti aspetti può essere inteso come un momento di svolta nella carriera dell’attore trasteverino. Da questo momento in avanti infatti lavorerà con gran parte dei “maestri” della commedia italiana movimento del quale diventerà per molti versi il simbolo. Girerà una quantità di film impressionante, anche 10 all’anno. In questa intervista ad Enzo Biagi spiegherà , tra le altre cose, l’importanza di una preparazione fisica adeguata per reggere una tale mole di lavoro.

Nel 1955 interpreta il maestro elementare supplente Impallato in “Bravissimo di Luigi Filippo D’Amico; è di un anno dopo, il 1956, la commedia “Mi permette babbo!” diretta da Mario Bonnard con Aldo Fabrizi in cui Sordi interpreta uno studente di canto che aspira a diventare cantante lirico. Compare nel film anche il basso senese Giulio Neri, una vera celebrità in quegli anni.
Nel 1957 Sordi si iscrive alla SIAE come suonatore di mandolino, strumento che aveva imparato a suonare durante la seconda guerra mondiale nella banda dell’esercito e gira sei film tra cui il “Conte max” di Giorgio Bianchi.
Lavora con Nino Manfredi nel 1958 in “Venezia, la luna e tu” sempre di Dino Risi.
Nel 1959 è nelle commedie “Il vedovo” di Dino Risi con una splendida Franca Valeri e “Il moralista” di G. Bianchi e nella “Grande guerra” di Mario Monicelli. In quest’ultimo film dimostra grandi capacità interpretative anche calandosi in un personaggio drammatico.
Del 1960 sono “Tutti a casa” di Luigi Comencini e “Il vigile” di Luigi Zampa e del 1961 è “Una vita difficile” di Dino Risi in cui interpreta il giornalista Silvio Magnozzi.
Nel 1963 è diretto da Vittorio De Sica in “Il boom” e nel 1968 è “Il medico della mutua” diretto da Luigi Zampa. Recita di nuovo con Nino Manfredi in “Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa” di Ettore Scola.
A partire dal 1966 (anno di “Il fumo di Londra”) si cimenta anche dietro la macchina da presa in 19 film tra cui “Un italiano in America” assieme a Vittorio De Sica, “Finchè c’è guerra c’è speranza”, il dittico “Il tassinaro” e “Un tassinaro a New York” e “Nerone, l’ultima corsa”.
Nel 1972 vince l’Orso d’oro a Cannes per “Detenuto in attesa di giudizio” di Nanni Loy, girato l’anno prima.
Viene diretto nuovamente da Mario Monicelli nel 1977 in “Un borghese piccolo piccolo” e nel “Marchese del Grillo” del 1981.
Diretto da Tonino Cervi affronta due trasposizioni di Moliere, “Il malato immaginario” (1979) e “L’avaro” (1990).
Di nuovo diretto da Scola è protagonista de “Romanzo di un giovane povero” nel 1995.

La televisione

Noto ed amatissimo dal pubblico italiano lavorò molto anche sul piccolo schermo. Con Mina partecipò alla trasmissione “Studio Uno”. Assieme al giornalista Giancarlo Governi realizzò quattro serie di “Storia di un italiano”, trasmissione anch’essa molto amata.

La morte

Alberto Sordi muore a 82 anni la notte tra il 24 e il 25 Febbraio 2003. La salma viene portata nella sala delle armi del Campidoglio dove viene omaggiata ininterrottamente per due giorni. I funerali vengono celebrati nella Basilica di San Giovanni in Laterano davanti a circa 500 mila persone.

I riconoscimenti

Nella sua prolifica carriera otterrà cinque Nastri d’Argento e sette David di Donatello, il Golden Globe, oltre al Leone d’Oro alla carriera al Festival di Venezia.
Caso unico nella storia di Roma divenne sindaco per un giorno, quello del suo ottantesimo compleanno, il 15 Giugno 2000 (era sindaco Francesco Rutelli).
Nel 2001 vinse il premio Pietro Bianchi
Nel 2002 riceve una laurea honoris causa in Scienze della comunicazione dall’Università di Salerno.
Divenne Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana e gli fu conferita la Medaglia d’oro ai benemeriti della cultura e dell’arte (alla memoria).
Il 7 dicembre 2003 gli è stata intitolata la restaurata Galleria Colonna a Roma, divenuta da quel giorno Galleria Alberto Sordi.
Ettore Scola gli dedicò il film “Gente di Roma” nel 2003.