POPOLO, BRUTO, CESARE, morto.
- POPOLO
- Che fu? quai grida udimmo?
- qual sangue è questo? Oh! col pugnale in alto
- Bruto immobile sta?
- BRUTO
- Popol di Marte,
- (se ancora il sei) lá, lá rivolgi or gli occhi:
- mira chi appiè del gran Pompeo sen giace…
- POPOLO
- Cesare? oh vista! Ei nel suo sangue immerso?…
- Oh rabbia!…
- BRUTO
- Sí; nel proprio sangue immerso
- Cesare giace: ed io, benché non tinto
- di sangue in man voi mi vediate il ferro,
- io pur cogli altri, io pur, Cesare uccisi…
- POPOLO
- Ah traditor! tu pur morrai…
- BRUTO
- Giá volta
- sta dell’acciaro al petto mio la punta:
- morire io vo’: ma, mi ascoltate pria.
- POPOLO
- Si uccida pria chi Cesare trafisse…
- BRUTO
- Altro uccisore invan cercate: or tutti
- dispersi giá fra l’ondeggiante folla,
- i feritor spariro: invan cercate
- altro uccisor, che Bruto. Ove feroci
- a vendicare il dittator qui tratti
- v’abbia il furore, alla vendetta vostra
- basti il capo di Bruto. – Ma, se in mente,
- se in cor pur anco a voi risuona il nome
- di vera e sacra libertade, il petto
- a piena gioja aprite: è spento al fine,
- è spento lá, di Roma il re.
- POPOLO
- Che parli?
- BRUTO
- Di Roma il re, sí, vel confermo, e il giuro:
- era ei ben re: tal qui parlava; e tale
- mostrossi ei giá ne’ Lupercali a voi,
- quel dí che aver la ria corona a schivo
- fingendo, al crin pur cinger la si fea
- ben tre volte da Antonio. A voi non piacque
- la tresca infame; e a certa prova ei chiaro
- vide, che re mai non saria, che a forza.
- Quindi a guerra novella, or, mentre esausta
- d’uomini, e d’armi, e di tesoro è Roma,
- irne in campo ei volea; certo egli quindi
- di re tornarne a mano armata, e farvi
- caro costare il mal negato serto.
- L’oro, i banchetti, le lusinghe, i giuochi,
- per far voi servi, ei profondea: ma indarno
- l’empio il tentò; Romani voi, la vostra
- libertá non vendete: e ancor per essa
- presti a morir tutti vi veggio: e il sono
- io, quanto voi. Libera è Roma; in punto
- Bruto morrebbe. Or via, svenate dunque
- chi libertá, virtú vi rende, e vita;
- per vendicare il vostro re, svenate
- Bruto voi dunque: eccovi ignudo il petto…
- Chi non vuol esser libero, me uccida. –
- Ma, chi uccidermi niega, omai seguirmi
- debbe, ed a forza terminar la impresa.
- POPOLO
- Qual dir fia questo? – Un Dio lo inspira…
- BRUTO
- Ah! veggo
- a poco a poco ritornar Romani
- i giá servi di Cesare. Or, se Bruto
- roman sia anch’egli, udite. – Havvi tra voi
- chi pur pensato abbia finora mai
- ciò, ch’ora io sto con giuramento espresso
- per disvelare a voi? – Vero mio padre
- Cesare m’era…
- POPOLO
- Oh ciel! che mai ci narri?…
- BRUTO
- Figlio a Cesare nasco; io ’l giuro; ei stesso
- ier l’arcano svelavami; ed in pegno
- di amor paterno, ei mi volea, (vel giuro)
- voleva un dí, quasi tranquillo e pieno
- proprio retaggio suo, Roma lasciarmi.
- POPOLO
- Oh ria baldanza!…
- BRUTO
- E le sue mire inique
- tutte a me quindi ei discoprire ardiva…
- POPOLO
- Dunque (ah pur troppo!) ei disegnava al fine
- vero tiranno appalesarsi…
- BRUTO
- Io piansi,
- pregai, qual figlio; e in un, qual cittadino,
- lo scongiurai di abbandonar l’infame
- non romano disegno: ah! che non feci,
- per cangiarlo da re?… Chiesta per anco
- gli ho in don la morte; che da lui piú cara
- che il non suo regno m’era: indarno il tutto:
- nel tirannico petto ei fermo avea,
- o il regnare, o il morire. Il cenno allora
- di trucidarlo io dava; io stesso il dava
- a pochi e forti: ma in alto frattanto
- sospeso stava il tremante mio braccio…
- POPOLO
- Oh virtú prisca! oh vero Bruto!
- BRUTO
- È spento
- di Roma il re; grazie agli Iddii sen renda…
- Ma ucciso ha Bruto il proprio padre;… ei merta
- da voi la morte… E viver volli io forse?…
- Per brevi istanti, io il deggio ancor; finch’io
- con voi mi adopro a far secura appieno
- la rinascente comun patria nostra:
- di cittadin liberatore, il forte
- alto dover, compier, si aspetta a Bruto;
- ei vive a ciò: ma lo immolar se stesso,
- di propria man su la paterna tomba,
- si aspetta all’empio parricida figlio
- del gran Cesare poscia.
- POPOLO
- Oh fero evento!…
- Stupor, terror, pietade;… oh! quanti a un tempo
- moti proviamo?… Oh vista! in pianto anch’egli,
- tra il suo furor, Bruto si stempra?…
- BRUTO
- – Io piango.
- Romani, sí; Cesare estinto io piango.
- Sublimi doti, uniche al mondo; un’alma,
- cui non fu mai l’egual, Cesare avea:
- cor vile ha in petto chi nol piange estinto. –
- Ma, chi ardisce bramarlo omai pur vivo,
- Roman non è.
- POPOLO
- Fiamma è il tuo dire, o Bruto…
- BRUTO
- Fiamma sian l’opre vostre; alta è l’impresa;
- degna è di noi: seguitemi; si renda
- piena ed eterna or libertade a Roma.
- POPOLO
- Per Roma, ah! sí, su l’orme tue siam presti
- a tutto, sí…
- BRUTO
- Via dunque, andiam noi ratti
- al Campidoglio; andiamo; il seggio è quello
- di libertade, sacro: in man lasciarlo
- dei traditor vorreste?
- POPOLO
- Andiam: si tolga
- la sacra rocca ai traditori.
- BRUTO
- A morte,
- a morte andiam, o a libertade. (4)
- POPOLO
- A morte,
- con Bruto a morte, o a libertá si vada.
NOTE:
(4) Si muove Bruto, brandendo ferocemente la spada; il popolo tutto a furore lo segue
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