IL GOVERNO DELL’IMPERO E LA SOCIETA’ NEL QUARTO SECOLO

284 d.C. Diocleziano, comandante dei protectores (guardia imperiale) fu acclamato Augusto dopo aver ucciso Apro che a sua volta aveva ucciso Numeriano.

Regno diarchico: Diocleziano nomina Augusto Massimiano e gli affida la sovrintendenza dell’Occidente.

293 d.C. Inizio della Tetrarchia, vengono fatti Cesari: Costanzo Cloro (Occidente) e Massimiano Galerio (Oriente)

Decentramento del potere, vantaggi nella vicinanza dei centri decisionali ai confini dell’impero, risolvendo il problema delle comunicazioni, risposta alle spinte disgregatici e alle minacce esterne presenti da Gallieno.

Ampliamento dell’impero, conquista dell’Alta Mesopotamia e Armenia in Oriente; in Britannia fu risolta la secessione, come furono risolte le rivolte in Egitto e in Gallia centrale.

Abbandono definitivo di Roma come centro del potere. Residenze imperiali non più permanenti: Diocleziano si trasferisce in Nicomedia in Bitinia; Galerio in Tessalonica e Serdica; Massimiano a Milano; Costanzo Cloro a Treviri

Governo di tipo imperiale anche se la successione era di tipo dinastico (Galerio sposa figlia di Diocleziano e Costanzo sposa figlia di Massimiano)

Legittimazione degli Augusti anche di tipo spirituale, estrema conseguenza del processo già avviatosi con Aureliano: Diocleziano fu chiamato Giove mentre Massimiano era figurato come Ercole. Caratteristiche orientali furono la sostituzione della salutatio con l’adoratio, colui che si presentava al cospetto dell’imperatore doveva inginocchiarsi e baciare l’orlo della sua tunica, il consilium imperiale fu cambiato il nome in consistorium perché dovevano stare in piedi.

Questa aura religiosa doveva limitare le prerogative che fino a quel momento aveva avuto l’esercito.

Riforma dell’esercito: aumento degli effettivi per garantire la difesa dalla minacce, con la coscrizione che gravava sotto forma di imposizione fiscale sui proprietari terrieri che dovevano fornire parte dei propri coloni. Inoltre le legioni furono suddivise per aumentarne la flessibilità. Oltre alla truppe di confine si ebbero dei contingenti mobili che seguivano gli imperatori nei loro spostamenti, il comitatus.

Queste riforme avevano bisogno di una riforma fiscale. I disordini del terzo secolo e la diminuzione della popolazione avevano reso meno cospicua l’esazione fiscale. Diocleziano vi pose rimedio regolarizzando la pratica già avviata dall’età severiana delle requisizioni forzate. Ora si poteva calcolare in anticipo le entrate di cui esse erano la maggioranza e che erano destinate soprattutto per le spese per l’esercito. La riscossione fu soprattutto in natura così da non far dipenderle dallo svilimento della moneta. Per questo si dovette fare un nuovo censimento generale e una nuova ricognizione catastale per misurare i fondi agricoli stimandone anche la differente capacità di rendimento. Questa opera grandiosa  fu effettua negli anni della tetrarchia e si fondava sull’individuazione di 2 unità teoriche il iugum e il caput.

Fondamentale fu la divisione più netta delle carriere tra militari e civili e si raddoppiò il numero delle province così da avvicinare il potere: i governatori avevano funzioni supreme di carattere civile mentre il comando militare fu dato ai duces (i questori e i procuratori scomparvero e i loro compiti finanziari furono dati ai governatori).

La distinzione tra province imperiali e del popolo venne meno. L’Egitto e soprattutto l’Italia fu equiparata alle altre province, tolta la sua immunità fiscale. L’Italia fu divisa in province riaccorpate in 12 grandi circoscrizioni, le diocesi, a capo delle quali vennero messi dei vicarii dei prefetti al pretorio. Le diocesi erano i grandi distretti fiscali dell’impero.

Tutta questa riforma fece aumentare il numero dei burocrati, anche essi pagati in natura, ma come per gli eserciti anche il denaro non venne meno. La riforma monetaria di Aureliano aveva portato alla cessazione della moneta come misura di valore senza però portare a un suo uso meno diffuso.

Nel 294 d.C. il governo tetrarchico attuò una riforma di emissione, ricreando la vecchia moneta argentea  ma si ebbe l’inflazione a cui si provò a porre rimedio con il congelamento dei prezzi con un editto del 301. Questa opera grandiosa di controllo del mercato portò però al mercato nero perché non ebbe i mezzi coercitivi necessari ad attuarla. Dopo questo fallimento fu lasciata cadere.

Lattanzio autore cristiano deprecò questa riforma come tutto il governo di Diocleziano perché nel 303 vennero emanati alcuni editti contro i cristiani e seguì una nuova persecuzione che continuò in Occidente fino al 306 e in Oriente 313. All’inizio vennero distrutte le chiese; la consegna (traditio) dei libri sacri, per questo gli apostati furono chiamati traditores; il divieto di riunione. E poi vi fu l’arresto del clero e l’obbligo per tutti di sacrificare agli dei (solo in Oriente).

305 a.C. abdicazione dopo venti anni di regno di Diocleziano e di Massimiano. I due cesari divennero così Augusti con preminenza di Costanzo Cloro.  Vennero nominati altri due cesari: Massimino Daia e Severo. Ma aspiravano alla successione anche Massenzio figlio di Massimiano e Costantino figlio di Costanzo e Elena (Santa cristiana).

La morte di Costanzo Cloro portò all’acclamazione di Costantino da parte dei soldati che ebbe così il controllo dell’Occidente. Galerio nominò come Augusto Severo ma riconobbe Costantino come Cesare.

Massenzio si autoproclamò imperatore a Roma. Severo intervenne ma fu sconfitto e ucciso da Massenzio che chiese aiuto al padre. Galerio intervenne e Massimiano chiese aiuto a Costantino dandogli in Sposa sua figlia Fausta (entrato in conflitto con il figlio si rifugia presso di lui) Quindi Costantino e Massimiano si proclamano augusti.

Nel 308 d.C. convegno per ristabilire la tetrarchia. Venne nominato Augusto anche Licinio e Massimiano si ritirò dal potere. Venne ucciso da Costantino. Massenzio fu considerato un usurpatore, era padrone dell’Italia anche se gli si era rivoltato contro il vicario dell’Africa e quindi l’approvvigionamento di grano cessò.

Dopo la morte di Galerio rimasero tre Augusti: Costantino, Licino e Massimino Daia e l’usurpatore Massenzio.

Costantino e Licinio si allearono e il primo mosse contro Massenzio che morì nella battaglia del ponte Milvio (sogno di Costantino, In hoc signo vinces).

Costantino e Licinio incontratosi a Milano nel 313 affermarono la tolleranza di tutte le religioni revocando così le persecuzioni. La morte di Massimino portò così alla spartizione dell’impero tra Licinio (Oriente) e Costantino (Occidente).

Costantino rappresentò un evento epocale per l’impero. Fu un grande rivoluzionario, soprattutto per la religione.

Nel 311 d.C. con l’editto di Galerio si stabilì la revoca delle persecuzioni , il cristianesimo acquisiva lo status di religione lecita. L’incontro a Milano tra Costantino e Licinio stabilì la tolleranza di tutte le religioni e permise ai Cristiani di ricostruire le chiese e i molti dei loro beni furono restituiti.

Essa non venne riconosciuta come religione di stato ma ebbe dei privilegi: talune esenzioni fiscali e l’immunità dagli oneri dei ceti dirigenti e fu accordata la possibilità di ricevere legati testamentari (tutto ciò contribuì enormemente ad accrescere il patrimonio della Chiesa ).  Alla chiese venne concessa anche una funzione giurisdizionale (su richiesta concordata da entrambe le parti). Abolite le norme che penalizzavano il celibato.

Costantino riunì l’impero nel 324 d.C. , con due battaglie decisive contro Licinio ad Adrianopoli e a Crisopoli. A seguito delle quali decise di fondare una nova Roma sulle rive del Bosforo.

Concilio di Nicea, primo concilio ecumenico, per risolvere le questioni cristologiche tra i seguaci di Ario e quelle di Atanasio. Ario sosteneva la subordinazione di Gesù al padre.

326 d.C. celebrazione dei Vicennalia a Roma durante i quali Costantino morì in circostanze misteriose.

Costantinopoli o Nuova Roma sorse sulla Bisanzio severiana. Costantino la scelse per via della sua condizione geografica e commerciale, visitandola durante lo scontro con Licinio. Nel 328 d.C.  furono costruite nuove mura. Come Roma fu divisa in 14 regioni e alla sua popolazione furono riservati privilegi come la distribuzione gratuita di pane; fu creato un senato.

Con la tetrarchia i prefetti al pretorio avevano assunto un ruolo fondamentale allargando i loro compiti diventando dei ministri delle finanze. A partire dall’età costantiniana furono trasformati in una sorta di vice-re posti a capo di intere circoscrizioni che riunivano varie diocesi, per questo motivo il decentramento politico nell’età tetrarchica aumentò ancora di più.

Soprattutto nell’amministrazione fu portato a compimento il processo di burocratizzazione. I ministeri centrali ebbero propri uffici, scrinia, con competenze più specifiche. Nel consistorium fecero parte 4 ministri: quaestor sacrii palatii (redazione dei testi normativi, le consitutiones) comes sacrarum largitionum (ministro delle finanze) comes rerum privatum (sovraintendeva al patrimonio privato dell’impero) e il magister officiorum (sovraintendente burocrazia). Il capo del personale del palazzo aveva un grado ancora più alto.

Il Documento più importante che testimonia l’aumento enorme della burocratizzazione è la Notitia dignitatum, in cui vi erano segnati i vari ruoli delle cariche amministrative e militari con illustrazioni.

Nell’esercito Costantino portò a termine la divisione dalla carriera militare con quella civile e rafforzò i contingenti  mobili (comitatenses)

Costantino rivoluzionò anche l’economia imperiale e non cercò di salvaguardare i ceti più disagiati: prima fece rispettare il rapporto tra moneta di rame argentato (piccoli scambi) e quella di metallo nobile, ma preso atto della tesaurizzazione, liberalizzò il prezzo dell’oro, che salì e quindi favorì i detentori. Si coniò una nuova moneta aurea il solidus, che divenne la base del sistema monetario, anche nell’impero bizantino. L’inflazione galoppante portò a una società a classi con grandissimi proprietari terrieri a capo, al fondo le masse contadine, poco più su la plebe della città e i piccoli commercianti.

Sulle élite cittadine incombeva un sempre maggiore carico fiscale, e quindi non vi fu più chi volesse volontariamente fare il decurione (funzionari che si occupavano soprattutto della riscosse delle tasse) che perciò divenne una carica obbligatoria ed ereditaria.

Ma rilevante fu soprattutto il vincolo imposto ai contadini: i coloni, piccoli contadini affittuari, furono legati alla terra così anche questo ruolo divenne ereditario. Essi vennero definiti servi della terra e parificati agli schiavi.

Questa in sostanza era una società a caste ma c’erano molte scappatoie per potersi liberare della propria condizione.

Nell’amministrazione la corruzione era così elevata nella selezione del personale che si arrivò alla regolamentazione dell’acquisto delle cariche.

I burocrati più odiati erano gli agenti in rebus una polizia segreta che controllava tutto l’apparato burocratico.

La corruzione e la speculazione riguardavano soprattutto la riscossione delle tasse per l’annonae militare che veniva pagata in natura e che poi doveva essere convertita in denaro, proprio in questo passaggio vi era la maggiore speculazione dei funzionari corrotti.

Nel 337 d.C. Costantino morì e lasciò l’impero ai suoi tre figli: Costantino II aveva maggior peso politico poiché gli spettò l’occidente e tutelò sul più giovane Costante cui era affidata l’Italia; A Costanzo II spettò l’Oriente;

Nella divisione del potere avrebbero dovuto farne parte anche i nipoti, Dalmazio e Annibaliano, che vennero eliminati immediatamente insieme ai fratellastri di Costantino; si salvò a questa strage solo Gallo e Giuliano.

Tre anni dopo Costantino II attaccò Costante ma fu sconfitto e ucciso, e poté quindi riunificare l’occidente.

Le controversie religiose tra un Occidente cattolico e un Oriente Ariano furono sancite dal concilio di Serdica.

Costanzo II fu uno dei pochi imperatori del IV secolo a visitare Roma e in quella occasione sferrò un attaccò alla parte pagana del senato ancora potente, rimosse dalla Curia (sede del senato) l’ara della vittoria, aprendo così il conflitto tra senatori pagani e cristiani durato per qualche decennio.

Una sollevazione in Gallia portò al suicidio di Costante e un soldato usurpatore, Magnezio, venne acclamato imperatore. Costanzo II lo sconfisse nel 353 d.C. riunificando così l’impero e nominò Cesare suo cugino Gallo che però dovette in seguito condannare a morte, dopo delle repressioni troppe violente in Palestina, e nominò Cesare l’altro cugino Giuliano nel 355 d.C..

A Giuliano vennero affidate le Gallie e le campagne contro Franchi ed Alemanni dove si distinse come ottimo generale: si dimostrò vicino alle truppe, tanto che ne condivise la vita. Nei suoi Stati diminuì la presenza degli odiati agenti in rebus.

Costanzo II, preoccupato dai successi militari di Giuliano, richiese un contributo di truppe a Giuliano che acconsentì , ma gli stessi militari si sollevarono contro la decisione e lo proclamarono Augusto. Giuliano, prima riluttante, decise di chiedere l’approvazione di Costanzo il quale la negò. Allora Giuliano mosse contro Costanzo che morì prima dello scontro nel 361.

Giuliano governò per soli 18 mesi ma su di lui furono scritti mari di inchiostro tra cui ci sono pervenute le opere di Giuliano stesso. Era stato imbevuto della cultura greca perché era stato esiliato da piccolo prima a Nicomedia e poi a Costantinopoli.

Si illuse di poter riabilitare e diffondere la religione pagana: dichiarò la tolleranza di culto per la religione pagana ed anche per gli eretici cristiani ed ebrei. Riaprì i templi pagani e cancellò i privilegi del clero cattolico. Capì l’importanza del clero e cercò di farne uno pagano. Vietò ai Cristiani di insegnare letteratura classica.

Morì nella campagna contro i persiani. Dopo vari successi era arrivato a Ctesifonte ma volle proseguire seguendo il corso del Tigri e non potendo trasportare le navi controcorrente le incendiò; dopo altri brevi successi trovò infine la morte.

Successe il giovane comandante dei domestici et protectores, che concluse una pace umiliante con la Persia: cessione di Nisibi in mano romana da Settimio Severo.  Morì subito dopo e venne elevato alla porpora Valentiniano, un altro generale, che associò al trono il fratello Valente e il figlio Graziano.

I valentiniani continuarono le riforme fiscali, amministrative e militari. Riuscirono a fermare l’ascesa dei prezzi sul finire del IV secolo.

Pressione dei barbari: vi fu una mobilitazione generale dopo che gli unni, oltrepassato il Volga, avevano battuto i Goti dell’est e spinto quelli dell’ovest verso il Danubio. Valente per non arrivare allo scontro decise di accogliere i Goti entro i confini dell’impero in Tracia, ma la popolazione fu ostile e i barbari la razziarono. Per questo ci fu l’inimicazione con i romani e si venne allo scontro decisivo ad Adrianopoli dove Valente cadde nel 378.

Graziano nominò un nuovo imperatore spagnolo Teodosio e venne stipulato un foedus con i barbari Goti ai quali fu concesso di stanziarsi nell’Illirico. Teodosio nominò suo figlio Arcadio e nello stesso anno un usurpatore, Magno Massimo, uccise Graziano e si volse contro l’Italia e Valentiniano II fu costretto a fuggire. Teodosio lo sconfisse nell’Illirico nel 388.

Reazione antipagana di Graziano a Roma: ritolta l’ara della vittoria; celebre disputa tra Simmaco e Ambrogio; tolti i privilegi alle vestali. Anche in Oriente vi fu una politica antipagana influenzata da Ambrogio.

Eccidio di Tessalonica 390 d.C.: Teodosio scomunicato da Ambrogio dopo l’enorme massacro della popolazione (poiché aveva ucciso un comandante).

Secondo concilio ecumenico a Costantinopoli dove si riaffermò il credo niceno. Nel 391 vi furono due editti uno che vietavi i sacrifici e l’altro contro il culto pagano.

La rivolta dei Visigoti fu definitivamente domata dal generale Stilicone: primo esempio di una nuova figura centrale nei anni seguenti quella dei generalissimi barbari, che detenevano il potere effettivo a nome dell’imperatore soprattutto nei casi dei principes pueri frequenti sul finire dell’Impero.

Il debole Vantiniano II in Occidente fu ucciso dal suo generalissimo al quale era stato affidato. Fu lo stesso generale che nominò il successore Eugenio.

Nel 394 d.C. Teodosio sconfisse Eugenio; morì l’anno dopo lasciando l’impero ai suoi due figli affidandoli a Stilicone, comandante in capo dell’esercito.

Alarico comandante dei Goti alla morte di Teodosio si era ribellato occupando le diocesi di Macedonia e della Tracia, che erano fonte di controversa da parte dei due Augusti. Stilicone intervenne ma Arcadio gli intimò di abbandonare le sue diocesi, fu dichiarato nemico pubblico, mentre Alarico ebbe il titolo di magister militum per l’Illyricum.

A un certo punto la politica filogotica a Costantinopoli fu abbondonata. Alarico invase l’Italia, ma fu respinto da Stilicone.

Il 31 Dicembre 406 un’orda di Alani, Vandali, Svevi, Burgundi e di contadini della Pannonia attraversò il Reno ghiacciato e dilagò nelle Gallie. La Britannia cadde nelle mani di un usurpatore, Costantino, che conquistò parte delle Gallie. Stilicone dovette cercare l’aiuto di Alarico.

Nel 408 d.C. muore Arcadio e Onorio vuole andare in Oriente dove era stato nominato Augusto suo figlio piccolo. Stilicone si oppone, ma la fazione romana del senato e i soldati nazionalisti romani portarono a un strage dei collaborati più vicini a Stilicone che decise allora di non opporsi a Onorio ormai fautore del partito antigermanico destinato per questo al fallimento. A Ravenna fu ucciso Stilicone e massacrata la sua famiglia come le famiglie dei soldati federati.

Sempre nel 408 Alarico arriva a Roma e pose in assedio la città che si salvò solo con un grosso riscatto. Onorio era scappato a Ravenna. Anche le zone occidentali di Spagna e Gallia meridionale erano invase da Vandali, Svevi, Alani. Alarico marciò su Roma una seconda volta trovando un accordo col senato.

Aperta la porta Salaria occupò Roma per la terza volta e i Goti la saccheggiarono, era il 410 d.C. VII secoli erano passati dall’invasione dei Galli. Sembrò un preannuncio della fine dell’impero e di Roma. La popolazione fu dimezzata, destinata ulteriormente a scemare.

Alarico mosse verso l’Africa portandosi dietro la sorella di Onorio Galla Placidia.

Alarico morì nel 410. Gli successe il cognato Ataulfo che si diresse verso le Gallie.

Il magister militum di Onorio, Flavio Costanzo, intanto era riuscito a mettere ordine nelle Gallie e a battere Costantino anche se un altro usurpatore lo minacciava, Giovino.

Quando Ataulfo re dei Visigoti giunse nelle Gallie si accordano con Flavio: Ataulfo si stabilì in Aquitania e gli furono garantiti i rifornimenti dall’Africa. Ma già l’anno seguente con il blocco del comes Africae ai rifornimenti , si riaprirono le ostilità. Ataulfo sposò Galla Placidia ma fu assassinato da una congiura.

Alla fine Flavio Costanzo si fece riconsegnare Galla Placidia e si sposarono. Valentiniano III successe alla morte di Onorio, era ancora giovane e le redini dell’impero furono tenute da Galla Placidia come reggente in nome del figlio.

Genserico re dei Vandali nel 429 d.C. invade l’Africa e nel 435 al governo imperiale non restò che riconoscerlo con un foedus. Flavio riuscì a sistemare il fronte Danubiano e Renano. Nelle Gallie la disaffezione contro il regime era crescente.

L’Oriente intanto era più sicuro dagli sconvolgimenti barbari. Alla morte di Arcadio (408 d.C.), il figlio bambino Teodosio II succedette sotto la tutela della sorella Pulcheria: essa fu così pia che trasformò la corte di Costantinopoli in un monastero.

A Teodosio II va il merito di aver emanato la prima raccolta ufficiale di costituzioni imperiali, che servirono da base per il codice giustinianeo.

Il Codex Theodosianus 439 d.C. prende in considerazione le leges, cioè le costituzione imperiali, da Costantino fino allo stesso Teodosio.  A differenza delle precedenti raccolte era ufficiale e non privato e riguardava il diritto pubblico.

Nel 450 d.C. muore Teodosio II a cui succedette Marciano il comandante della guardia imperiale, dietro a questa nomina c’era il generalissimo Aspare.

Marciano muore nel 457 d.C. e viene proclamato imperatore romano d’Oriente Leone I, sempre uomo di Aspare. L’imperatore non si fece comandare da Aspare e si ribellò al generale e lo fece assassinare meritandosi l’appellativo di “macellaio dei barbari”. Questo assassinio di Leone riuscì grazie all’alleanza con il capo dell’esercito isaurico Zenone, a cui Leone diede in sposa la figlia e lasciò l’impero d’Oriente alla sua morte.

In Oriente la minaccia maggiore per l’impero era rappresentata dagli Unni che all’inizio furono fermati con cospicui tributi. Attila si volse anche contro l’Occidente in un primo tempo fu sconfitto da Ezio, ma riprese l’iniziativa e riuscì a invadere l’Italia: assediò e saccheggiò Aquileia ma non riuscì ad arrivare né a Roma né a Ravenna. Attila muore nel 453 d.C. e con lui il suo impero si dissolse.

Ezio fu ucciso da Valentiniano che a sua volta fu assassinato, l’anno seguente, dai seguaci di Ezio.

Si ebbe una ripresa del potere del senato romano quando fu acclamato imperatore Petronio Massimo, senatore che sposò Eudossia vedova di Valentiniano: con lui aveva avuto una figlia, Eudocia, promessa al figlio di Genserico re dei Vandali. Fu la stessa Eudossia che richiese l’aiuto a Genserico contro Petronio Massimo. Genserico scese in Italia entrando a Roma e saccheggiandola per 15 giorni. Petronio fu ucciso dalla folla.

Dopo un imperatore durato poco, Avito, l’impero passò a Maggiorano fatto proclamare da Recimero, altro generale barbaro. Con Maggiorano abbiamo una politica simile a quella di Giuliano, sia per i suoi scrupoli costituzionali: volle la ratifica da Leone imperatore d’Oriente, dopo che già lo avevano nominato le truppe e confermato dal senato; ma soprattutto cercò di rivitalizzare le città e i governi cittadini.

461 venne eliminato da Recimero, che prima fece proclamare e un altro “imperatore” Libio Severo ma poi lo eliminò dopo poco tempo.

Già con quest’ultimo imperatore che regnava solo in Italia si ebbero nuove incursione dei Vandali e Recimero pur di accordarsi con Costantinopoli le fece scegliere un altro imperatore, Antemio.

Dopo poco tempo Recimero candidò alla porpora Olibrio esponente di una importante famiglia senatoria. Insieme attaccarono Antemio e Roma fu saccheggiata per la terza volta 472. Lo stesso anno i due  morirono di morte naturale.

Glicero fu imperatore dal 473 al 474 d.C.: non venne riconosciuto dal nuovo imperatore d’Oriente Zenone che nominò un altro effimero imperatore Nepote al quale si ribellò Oreste il magister utriusque militiae che lo fece fuggire e nominò suo figlio Romolo che non fu riconosciuto dall’Oriente.

In questo periodo le varie etnie dei barbari si ribellarono perché volevano un terzo dei territori.

Il generale Odoacre eliminò Oreste e depose Romolo: fu designato re delle truppe barbare il 23 agosto 476 d.C.

Zenone rimase unico imperatore, il senato gli mandò una ambasceria dicendo come non ci fosse più bisogno di una nuova nomina imperiale, bastava Odoacre, res gentium(barbari) e patricius dell’imperatore. L’impero  d’Occidente cadde definitivamente.

La pars Orientale fu meno soggetta alle minacce esterna ma scossa dalla dispute religiose che si risolvevano in conflitti etnici e sociali, con il riemergere delle culture locali in contrasto con il comando imperiale a Costantinopoli.

Così il contrasto tra le sedi episcopali di Alessandria e Costantinopoli, quest’ultima perorava le posizioni dei monofisiti egiziani che consideravano solo la natura divina  del Cristo (diede avvio alla chiesa copta) e i nestoriani che separavano la natura divina e quella umana e quindi rifiutavano Maria come madre di Dio.

I vescovi esercitavano un potere autocrate, rimanevano in carica a vita. La loro consacrazione era effettuata con tutti i vescovi della provincia. Il metropolita era il vescovo della capitale della provincia, il più importante.

Già con i foedera stipulati con Teodosio nel 381 e sicuramente dopo l’invasione del 406, i barbari ebbero una loro sovranità autonoma sulle terre dove si insediavano. Lo strumento giuridico era quello della hospitalitas, che in passato aveva regolamentato l’acquartieramento delle truppe: I proprietari delle terre dove i soldati si stanziavano gli dovevano dare un terzo delle proprie terre come hospitium.

I barbari che si riuscirono a stanziare in questo modo non devono essere stati molto numerosi: ognuna delle popolazioni barbariche non superava i 10.000 persone. Per questo non si ebbero grossi disagi delle popolazioni, anche perché le campagne erano abbandonate.

I regni che si formarono inizialmente dopo la caduta dell’impero romano d’Occidente furono quattro: il regno di Tolosa dei Visigoti; i Burgundi in Gallia; gli Svevi in Spagna; e i Vandali in Africa. Ad essi si aggiungono i Celti, gli Angli e Sassoni in Britannia definitivamente abbandonata dai romani nel 442, gli Alamanni e Franchi in Gallia.

Odoacre regnava invece sull’Italia, successivamente conquista da Teodorico re degli Ostrogoti.

Teodorico fu riconosciuto da Zenone; con lui si ebbe una conservazione delle strutture amministrative precedenti, con una legislazione di tipo romana anche se in forma semplificata, le cosiddette leggi romanobarbariche.

La caduta dell’impero riassunta in una frase: l’impero che aveva saputo far corrispondere l’unità politica con l’egemonia della cultura ellenistico-romana, si dissolse quando le condizioni materiali, le capacità di finanziarsi come organismo unitario, vennero meno per uno squilibro tra le risorse dell’impero e i costi della centralizzazione.