henri cartier bresson - ara pacis

In occasione del decennale dalla morte del celebre fotografo Henri Cartier Bresson è stata allestita al museo dell’Ara Pacis di Roma un’interessante mostra che attraverso un’ampia retrospettiva composta da più di cinquecento pezzi tra fotografie, disegni, dipinti, film e documenti ne presenta il suo percorso artistico. La mostra che oltre a Roma avrà altre due tappe mondiali quali Parigi e Madrid, sarà visionabile dal 25/09/2014 al 06/01/2015.

Il fotografo francese è stato un pioniere del foto-giornalismo, fin dai suoi esordi si è contraddistinto per la sua particolare cifra stilistica e per il suo rapporto con l’apparecchio fotografico:

“La mia Leica è letteralmente il prolungamento del mio occhio” dice Cartier Bresson.

Peter Galassi afferma invece:

“è sorprendente quante volte si sia trovato al posto giusto nel momento giusto: in India quando morì Gandhi, in Cina quando trionfò Mao, nella Russia di Kruscev prima di chiunque altro. Ancora più sorprendente ciò che è riuscito a fare.”

Le sue immagini sono guidate da una filosofia quasi zen, anche le più crude esprimono purezza e perfetta composizione formale.

Nato a Chanteloup a 30 km ad est di Parigi nel 1908, fin da giovanissimo inizia ad interessarsi di arte e di pittura, prestando particolare attenzione al lavoro cubista, del quale apprezza la scomposizione dell’immagine.

Nel 1931 inizia ad interessarsi di fotografia, mosso da un’insaziabile curiosità, ingrediente base di ogni grande fotografo, intraprende un viaggio che lo porterà a definire l’arte dello scatto come la sua vera e propria passione.

Così ebbe inizio la carriera di uno dei pilastri della storia della fotografia del Novecento, se non che fondatore nel 1947, assieme a Capa, Seymur e Rodger, di una delle più importanti associazioni mondiali nel settore, quale la Magnum Photo.

Cartier Bresson ha viaggiato donandoci la possibilità di osservare il mondo attraverso il suo sguardo, rigorosamente filtrato da un 50mm, inseparabile compagno d’avventura.

“Fotografare è riconoscere nello stesso istante e in una frazione di secondo un evento e il rigoroso assetto delle forme percepite con lo sguardo che esprimono e significano tale evento. È porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore. È un modo di vivere.”

Queste sono le parole che meglio descrivono il suo rapporto con la fotografia e la filosofia che lo ha portato a regalarci un corpus visivo di incredibile forza e importanza, insieme alchemico delle emozioni di una vita intera: grazie Bresson, grazie di cuore.

Miriam Verdecchi