Augusto, mitico imperatore di Roma, fu un importante promotore di opere artistiche, le quali dovevano rappresentare il suo potere imperiale e la pace da lui introdotta durante il suo governo.
L’opera più significativa di età augustea è senza dubbio l’Ara Pacis, che ora possiamo ammirare nel complesso museale dell’Ara Pacis, progettato da Richard Meier e inaugurato nel 2006.
La costruzione dell’Ara Pacis viene votata dal senato nel 13 a.C. in occasione del vittorioso ritorno di Augusto dalla campagna pacificatrice in Spagna e in Gallia.
Nel 9 a.C. verrà inaugurata definitivamente.
La struttura è composta da un recinto su basso podio, di forma quasi quadrata di 11m per 10m. Nella parte superiore, accessibile attraverso le scale, c’era l’altare vero e proprio, dove, ogni anno dovevano essere eseguiti dei riti e dei sacrifici offerti agli dei. Le pareti attorno all’altare sono decorate da grandi festoni di fiori e frutta, e da patere scolpite, che erano tazze utilizzate durante il sacrificio.

Saturnia Tellus
La decorazione esterna del recinto è suddivisa in due parti. La inferiore è uguale su tutti i lati ed è composta da girali d’acanto, elemento decorativo spesso utilizzato nell’antichità. Sui lati brevi, nella parte superiore, sono rappresentate scene allegoriche tra cui la celebre “Saturnia Tellus” , cioè la dea della terra, la progenitrice del mondo. Rappresentata al centro, la dea siede con in braccio due fanciulli. Sotto di loro vi sono un bue e una pecora; di fianco vengono rappresentate due figure, una femminile seduta sopra un cigno che sta a significare l’aria, ed infatti l’animale ha le ali spiegate; l’altra maschile siede su un mostro marino, e rappresenta l’acqua.
Tutti e due questi elementi sono fondamentali per la vita e quindi si ricollegano alla terra, che in questa visione rappresenta la perfetta unione di un ciclo che porta prosperità al suo popolo. A fianco alla saturnia tellus, il fregio che ora è perduto, probabilmente rappresentava la dea Roma, protettrice della città.
Sul lato opposto invece, altri due fregi allegorici decorano la parte superiore.

Il sacrificio di Enea
Uno rappresenta il “sacrificio di Enea”: il mitico fondatore della stirpe romana si accinge a sacrificare una scrofa ai Penati (dei di Lavinio). Qui Enea è raffigurato con il capo velato, portato tradizionalmente da chi svolgeva il sacrificio, ed è assistito da due camilli (fanciulli che svolgevano il ruolo di assistere durante il rituale) , e dal figlio Ascanio.
Nell’altro riquadro abbiamo la scena del lupercale, quel che ci rimane del fregio ormai quasi del tutto scomparso. Questa scena è molto importante perchè rappresentava la lupa mentre allattava Romolo e Remo, il Dio Marte, e Faustolo, il pastore che trovò i due gemelli lungo il fiume.

Ara Pacis – Processione
Sui lati lunghi del recinto, abbiamo rappresentate due processioni. La figura umana è qui disposta in ordine gerarchico, vi sono vari gruppi, tra cui i littori che aprivano la processione, i camilli, lo stesso Augusto capite velato, fino ad arrivare alla rappresentazione della famiglia stessa dell’imperatore: Agrippa, Livia, Tiberio, Druso, Germanico ed altri personaggi raffigurati in ordine genealogico. Il fatto di rappresentare la famiglia aveva un significato molto importante, sicuramente perchè in un monumento pubblico si potevano visibilmente riconoscere i componenti della famiglia imperiale. Ovviamente, lo scopo principale è quello di celebrare la figura di Augusto e le sue nobili discendenze, tramite Enea, ma più importante è la celebrazione della pace da lui istituita dopo un lungo periodo di guerre. Lo stile, nel complesso, si ricollega alla tradizione classica greca di Fidia, ma qui risulta più freddo e distaccato.