Tragedia pubblicata l’anno della Rivoluzione francese, 1789, narra delle Idi di marzo.

AL POPOLO ITALIANO
FUTURO.

Da voi, o generosi e liberi Italiani, spero che mi verrá perdonato l’oltraggio che io stava innocentemente facendo ai vostri avi, o bisavi, nell’attentarmi di presentar loro due Bruti; tragedie, nelle quali, in vece di donne, interlocutore e attore, fra molti altissimi personaggi, era il popolo. Ben sento anch’io, quanto era grave l’offesa, di attribuire e lingua, e mano, e intelletto, a chi (per essersi interamente scordato d’aver avuto questi tre doni dalla natura) credeva impossibile quasi, che altri fosse per riacquistarli giammai.
Ma, se le mie parole esser den seme, che frutti onore a chi da morte io desto;
io mi lusingo che da voi mi sará forse retribuita giustizia, e non scevra di qualche laude. Cosí pure ho certezza, che se dai vostri bisavi mi veniva di ciò dato biasimo, non potea egli però essere scevro dei tutto di stima: perché tutti non poteano mai odiare o sprezzare colui, che nessuno individuo odiava; e che manifestamente sforzavasi (per quanto era in lui) di giovare a tutti, od ai piú.

Parigi, 17 Gennaio 1789.

VITTORIO ALFIERI.

CESARE;
ANTONIO;
CICERONE;
BRUTO;
CASSIO;
CIMBRO;
POPOLO;
Senatori;
Congiurati;
Littori.