Nato in Vestfalia, in Germania, a Siegen, nel 1577, Pieter Paul Rubens è stato un pittore fiammingo tra i più importanti, colui che ha aperto la strada al barocco, in particolar modo a quello nordico e francese. Un’opera, la sua, che rispecchia perfettamente il linguaggio figurativo che andò a svilupparsi a Roma negli anni della Controriforma e che poi si diffuse in tutta Europa, coinvolgendo oltre alle arti figurative anche la letteratura e la musica. È per il suo desiderio di conoscenza che Rubens viaggiò molto, avvicinandosi ancora giovanissimo più volte all’Italia per scoprire da vicino i grandi artisti, entrando anche in contatto con grandi uomini del suo tempo e dando avvio alla sua ricca carriera artistica.

Alcuni brevi soggiorni a Parma, a Milano, a Genova, fino a trasferirsi a Roma negli anni 1601-1602, dove poté allargare i suoi orizzonti artistici, studiando i grandi del Rinascimento e maestri a lui più vicini quali Caravaggio, il Carracci, il Barocci, e dove poi soggiornò e lavorò di nuovo anche dal 1605 al 1608.
Diverse le opere che risalgono al suo periodo romano e ancora oggi qui conservate, altre, invece, ispirate a questo periodo, che lui realizzò in altri momenti della sua vita, ma che indicano come Roma gli fosse rimasta nel cuore.

Il suo “passaggio” romano è ancora visibile nella Chiesa di Santa Maria in Vallicella, alla Galleria Borghese, alla Galleria d’arte antica a Palazzo Corsini, alla Galleria dell’Accademia di San Luca, alla Galleria Nazionale di arte antica di Palazzo Barberini e anche nei Musei Capitolini, e nello specifico nella Sala di Santa Petronilla.

Entro il 1602 realizzò per la cappella nella basilica di Santa Croce in Gerusalemme il “Trionfo di sant’Elena”, l’ “Incoronazione di spine” e l’“Innalzamento della croce”, tutte opere, però, che purtroppo non è più possibile vedere a Roma perché vendute nel 1811.

Oggi al Museo di Grenoble la sua decorazione dell’abside di Santa Maria in Vallicella, conosciuta anche come Chiesa Nuova, che si trova in via del Governo Vecchio, sostituito dallo stesso artista con tre dipinti su tavola d’ardesia: la “Madonna della Vallicella” o “Madonna con Gesù Bambino e due angeli, i “Santi Gregorio Papia e Mauro” e i “Santi Domitilla, Nereo e Achilleo”, gli unici rimasti nella loro collocazione originaria e che risalgono al suo secondo periodo romano. Di grande interesse la particolarità di quest’opera: la “Madonna della Vallicella”, infatti, è dotata di un singolare e molto suggestivo meccanismo “motorizzato” realizzato dall’artista stesso per proteggerla e mostrare il quadro dedicato alla Madonna solo in momenti particolari.

Realizzato da Rubens durante il suo primo soggiorno romano anche il “San Sebastiano curato dagli angeli”, conservato alla Galleria Nazionale di arte antica di Palazzo Berberini, nel palazzo settecentesco di via della Lungara, mentre da lui realizzato ad Anversa verso il 1612, all’età di trentacinque anni, il “Ritrovamento di Romolo e Remo”, conservato nella Pinacoteca Capitolina, che l’artista realizzerà dopo essere tornato in patria, come omaggio alla storia di Roma.
Alla Galleria Borghese è possibile ammirare il famoso “Susanna e i Vecchioni”, sempre risalente al primo soggiorno a Roma di Rubens, dove Susanna, sposa di Gioacchino, viene spiata da due vecchi mentre è al bagno.

Secondo alcuni del primo periodo a Roma di Rubens mentre per altri risalente al suo secondo periodo romano, la “Deposizione nel sepolcro”, conosciuto anche come “Compianto sul Cristo morto”, “Compianto sul corpo di Cristo deposto” o “Sepoltura Borghese”, che si trova alla Galleria Borghese, realizzato da Rubens dopo essere entrato in contatto con la cerchia del cardinale Scipione Borghese.
All’Accademia Nazionale di San Luca, invece, si può ammirare l’olio su tavola dell’“Abbondanza coronata dalle ninfe”.

Alessandra Buschi