Pubblichiamo “Er ricordo“, un sonetto del Belli su una impiccagione. Belli scrisse più di un sonetto sulla tematica, che è una parte drammatica della storia di Roma.

L’impicaggione di cui si parla nel sonetto è quella di Antonio Camardella, avvenuta nel 1749. Gioacchino Belli è nato nel 1791.

Il boia di quella impiccagione non fu sicuramente il celeberrimo Mastro Titta (Giovanni Battista Bugatti), come scrive il Belli. Il Bugatti nacque infatti nel 1779.

Er ricordo

Er giorno che impiccorno Gammardella
Io m’ero propio allora accresimato.
Me pare mó, ch’er zàntolo a mmercato
Me pagò un zartapicchio e ’na sciammella.

Mi’ padre pijjò ppoi la carrettella,
Ma pprima vorze gode l’impiccato:
E mmie tieneva in arto inarberato
Discenno: «Va’ la forca cuant’è bbella!».

Tutt’a un tempo ar pazziente mastro Titta
J’appoggiò un carcio in culo, e ttata a mmene
Un schiaffone a la guancia de mandritta.

«Pijja,» me disse, «e aricordete bbene
Che sta fine medema sce sta scritta
Pe mmill’antri che ssò mmejjo de tene.»

Terni, 29 settembre 1830

Belli ricorda che una delle usanze del popolo romano in queste occasioni. I padri erano infatti soliti dare uno schiaffo ai figli, appena conclusa l’esecuzione.

Una scena simile viene rappresentata anche nel Marchese del Grillo di Monicelli. Nel film è Don Batiano a venir decapitato: