Questa favola malinconica di Trilussa mette in luce una saggezza “filosofica” inutile che è, a mio modo di vedere, una delle caratteristiche che percorre Roma. Una coscienza dello scorrere del tempo della storia, del passare delle cose che diventa, può diventare, rassegnazione allegra, talvolta geniale:
Una matina un povero Somaro,
ner vede un Porco amico annà ar macello,
sbottò in un pianto e disse. Addio, frate:
nun ce vedremo più, nun c’è riparo!
Bisogna esse filosofo, bisogna.
je disse er Porco via, nun fa’ lo scemo
ché forse un giorno se ritroveremo
in quarche mortadella de Bologna!
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