Questo sonetto ce lo presenta il Belli stesso:
Questo e il seguente sonetto furono da me spediti a Milano al sig. Giacomo Moraglia mio amico il 29 dicembre 1827, onde da lui si leggessero per ischerzo nelle nozze del comune amico signor G. Longhi con la signora Teresa Turpini, cognata del Moraglia.

Coll’occasione, sora Teta mia,

d’arillegramme che ve fate sposa,

drento a un’orecchia v’ho da dí una cosa

pe’ rregalo de pasqua bbefania.

Nun ve fate pijjà la malatia

come sarebbe a dí d’esse gelosa,

pe’ nun fà come Checca la tignosa

che li pormoni s’è sputata via.

Ma si piuttosto ar vostro Longarello

volete fà passà quarche morbino

e vedello accuccià come un agnello;

dateje una zeccata e un zuccherino;

e dorce dorce, e ber bello ber bello,

lo farete ballà sopra un cudrino.

dicembre 1827

(Questo e il seguente sonetto furono da me spediti a Milano al signor Giacomo Moraglia mio amico il 29 dicembre 1827, onde da lui si leggessero per ischerzo nelle nozze del comune amico signor G. Longhi con la signora Teresa Turpini, cognata del Moraglia.)