6. La rivoluzione del secondo secolo

6.1 Il re di Pergamo Attalo III (che morì senza figli legittimi) lasciò ai romani il suo regno dopo la morte. Aristonico (forse un figlio bastardo del re) organizzò una rivolta che solo dopo 4 anni fu repressa. Aristonico riuscì infatti a liberare gli schiavi del regno e a fondare una città chiamata Doulon polis (città degli schiavi) dando vita a una rivolta sociale e utopica, che attrasse il filosofo stoico Blossio di Cuma, tutore di Tiberio Gracco. I cittadini di questa città furono chiamati heliopolitai (cittadini del sole).

6.2 Le grandi rivolte di massa si possono ridurre a due soltanto; poche contando che nell’impero ci furono milioni di schiavi: come disse Sallustio pochi schiavi volevano la libertà, la maggioranza voleva solo padroni giusti.

Nel 136 a.C. ci fu la prima grande rivolta di massa in Sicilia. Capo fu Euno secondo il quale gli era stato rivelato dagli dei di diventare re. La rivolta si ingrandì rapidamente fino ad arrivare a 200.000 uomini ma con un assedio presso Taormina i romani catturarono Euno e uccisero i rivoltosi.

L’altra rivolta fu quella comandata da Spartacus nel 73 a.C. insieme ai gladiatori di Cuma. Essa presenta caratteristiche utopiche come il fatto di mettere in comunione i bottini che si sottraevano. Dopo essere fuggiti da Cuma furono incalzati dai Romani e dopo alterne vittorie, vagarono per la penisola per tremila chilometri. Furono sconfitti a Brindisi dove morirono a migliaia; avevano raggiunto la cifra di 120.000 uomini. Ricordiamo come la violenza degli schiavi che raggiungeva degli apici di violenza tremenda possa essere biasimati tenendo conto dei trattamenti disumani a cui venivano sottoposti (vi erano addirittura ditte specializzate per le torture degli schiavi che i padroni chiavano quando ne avevano bisogno).

6.3 La terza guerra punica (149-146 a.C.)

Il console Scipione Emiliano fu eletto dal popolo perché convinto fautore della guerra finale contro Cartagine (insieme a Catone il censore). Dall’altra parte vi erano senatori come Scipione Nasica che sostenevano la teoria del metus hostilis: uno stato doveva avere sempre un nemico da temere per essere sempre in al massimo delle forze; paura di un decadimento morale e quindi politico.

Roma temporeggiò per non essere la prima a volere lo scontro: richiese l’invio da Cartagine di 300 ostaggi, la consegna delle armi e pur di scatenare la guerra pretese l’abbandono della città da parte dei cartaginesi. Cartagine non potè fare altro che dichiarare guerra e si riarmò, arruolando anche gli schiavi, e sostenne un assedio di tre anni. Nel 146 a.C. cadde definitivamente e fu completamente distrutta.

6.4 I Gracchi

Dal matrimonio tra Tiberio Sempronio Gracco e Cornelia, figlia di Scipione l’Africano, ci furono tre figli Tiberio, Gaio e Sempronia: quest’ultima si sposò con Scipione l’Emiliano, figlio di Emilio Paolo adottato dagli Scipioni, principale nemico dei due fratelli della moglie.

133 a.C. eletto tribuno della plebe Tiberio propose subito una legge agraria che fissava a 500 iugeri la proprietà, riprendeva così una delle leggi Licinie Sestie che non venivano più rispettate.

La politica di Tiberio era quella di aiutare le classi più deboli: voleva ricreare la figura dei contadini-soldato assegnando le terre ai soldati; ripopolare le campagne facendo trasferire i contadini inurbati; aumentare la popolazione e quindi la leva militare.

Queste riforme sono classiche nella storia romana, ma in quel periodo crearono una spaccatura nelle famiglie dominanti anche per ragioni legate alla gloria personale. Da una parte vi erano le famiglie dei Gracchi e dei Claudii, tra cui il suocero di Tiberio, Appio Claudio; dell’opposta fazione era la famiglia degli Scipioni.

Il progetto di Tiberio fu attuato anche se con enormi difficoltà, perché risultava difficile stabilire esattamente quali terre erano occupate illegalmente. Fece nominare per il controllo delle distribuzioni delle terre suo fratello Gaio e il suocero Appio Claudio.

Dopo il veto dell’altro tribuno in carica alle proposte di Tiberio, quest’ultimo riuscì a farlo rimuovere. L’opposizione crescente fece decidere a Tiberio di ricandidarsi al tribunato, malgrado la legge per cui si doveva aspettare almeno 10 anni, e quindi fu accusato di voler creare una monarchia. Molti dei suoi sostenitori lo abbandonarono e fu ucciso insieme a centinaia dei suoi da un gruppo di senatori guidati da Scipione Nasica.

Gaio Gracco fu eletto tribuno dieci anni dopo la morte del fratello. La sua politica fu ancora più rivoluzionaria. Fondò la colonia Iunonia a Cartagine assegnando molte terre consolidando la sua base politica.

Approvò una legge per calmierare i prezzi del grano, con l’ostilità di molti senatori ma l’approvazione della plebe.

Riformò la legge elettorale: si passò al sorteggio dell’ordine del voto delle centurie, prima si iniziava sempre a votare dalla prima centuria, che essendo la più numerosa stabiliva da sola la maggioranza assoluta e quindi risultava inutile il voto delle altre centurie.

Lex de repetundis (o iudiciaria) che toglieva il monopolio della carica di giudici per i soli senatori e favoriva così l’ingresso dei cavalieri. In Asia fece inoltre riscuotere le tasse dai pubblicani favorendo gli alleati italici.

Questa attenzione di Gaio verso i socii italici fu chiara l’anno successivo quando si fece rieleggere tribuno e promosse la legge per estendere il diritto di voto a tutti gli alleati italici. A questa proposta fu messo il veto dell’altro tribuno e non riuscì a passare anche perché il senato e tutti i cittadini anche i più semplici erano contrari a non perdere quel privilegio.

Presentatosi per la terza volta al tribunato (aveva fatto una legge che rendeva possibile la ricandidatura) questa volta perse e i suoi nemici vennero alle armi uccidendo i suoi sostenitori a migliaia mentre lui si fece uccidere dal suo schiavo.

Solo un decennio e una nuova legge cancella le più importanti riforme dei gracchi: abolizione dell’inalienabilità delle terre favorendo l’inurbazione dei contadini; revoca dell’affitto per le terre sul suolo pubblico.

Valutazioni sul periodo gracchiano: La figura dei contadini-soldato, che i gracchi avevano cercato di ristabilire, era anacronistica in un periodo in cui le guerre erano trasmarine (i contadini non potevano tornare per i mesi della raccolta) e inoltre non era più necessario avere una proprietà per essere arruolati.

6.5 Il popolo non aveva voce nelle decisioni politiche: le delegazioni erano uno dei pochi mezzi attraverso il quale il popolo poteva cercare di dialogare con i senatori, cosa che avveniva molto di rado (come successe quando le donne sostennero l’abrogazione della legge Oppia 195 a.C.). Solo nel rapporto tra cliente e padrone, le classi subalterne potevano far sentire le loro istanze. Maggior peso politico ebbero invece quando si allearono con i cavalieri formando un partito democratico contro i privilegi dell’aristocrazia.

6.6 I cavalieri era non tanto una classe sociale quanto un ordine: ossia un gruppo ristretto a cui si accedeva previo possesso di un capitale consistente e soprattutto di un elevato addestramento militare. La loro funzione nell’esercito era predominante sulla loro attività economica, anche se le guerre erano spesso ingaggiate per fini economici. Con l’impero gli equites raggiunsero i più alti gradi della carriera dell’amministrazione statale di cui la carica maggiore era il procuratores .