I Roma

Nina si voi dormite – Leonardi/Marino

Canzone romanesca dolce e romantica, Nina si voi dormite è stata scritta da Romolo Leonardi, la musica da Amerigo Marino. Si tratta di una serenata cantata da un’innamorato, come si capisce dallo stesso testo della canzone. Le numerose reinterpretazioni, come accade per molte delle canzoni romane più famose, hanno fatto sì che essa venisse ascoltata da un vasto pubblico. Diffusione aiutata dal testo, comprensibile sin dal primo ascolto anche per i non romani. La canzone ci dà modo di esplorare…

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Tanto pe’ cantà – Petrolini – Simeoni

Oggi parliamo di una canzone, “Tanto pe’ canta’”, che negli anni è diventata una dei brani più noti e cantati della tradizione romanesca. Il pezzo è entrato nel repertorio standard della canzone romana grazie, soprattutto, a l’interpretazione di Manfredi nel 1970. La musica della canzone è di Alberto Simeoni, il testo di Ettore Petrolini. Il geniale autore romano propose questa canzone già nel 1932. La versione poi divenuta celebre è stata più volte riarrangiata ma mantiene sostanzialmente testo, musica e…

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La società dei magnaccioni

La società dei magnaccioni è diventata quasi un inno di Roma. Cosa sicuramente particolare. Credo sia molto raro che una città si autorappresenti all’esterno con un testo così crudo e sboccato. Il testo di questa canzone, visto che è così importnate per la nostra città, merita di essere letto con un po’ di attenzione: Fatece largo che passamo noi sti giovanotti de’ sta Roma bella semo ragazzi fatti cor pennello e le ragazze famo innamora’ e le ragazze famo innamora’…

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Frasi celebri da Il marchese del Grillo

Quanno se scherza bisogna esse seri ciai l’alito che ammazza le mosche al volo…MACERATA sarebbe la distanza giusta pe non sentilla piu’…. il marchese del grillo non chiede mai sconti paga o non paga e io nun te pago!…ma tutto Aronne mio tanto comincio a dì che nell’armadio che tu hai costruito io c’ho sbattuto un ginocchio che me sò fatto pure male non è una buona ragione questa? Ecchime ma’, ammazza come sei rinseccolita sembri un tizzo de carbone…

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La Romanella – Aldo Fabrizi

Fabrizi ci racconta di una romanella che si può fare con la pasta avanzata 🙂 La romanella è anche un diffuso vino dei castelli molto diffuso nelle trattorie e fraschette di Roma. Qui sta però ad indicare un intervento economico e veloce, un po’ alla buona… I Mì nonna, benedetta indó riposa, se comportava come ‘na formica e puro si avanzava ‘na mollica l’utilizzava per un’antra cosa. Perciò er dovere primo d’ogni sposa, pure che costa un’oncia de fatica, è…

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L’invito – Sonetto di Aldo Fabrizi

Aldo Fabrizi ci racconta in questo sonetto di una particolare tradizione… Nun m’aricordo bene in che paesetto, quanno che mòre un capo de famìa, er parentado je fà compagnia, facenno un pranzo intorno ar cataletto. La tradizione vò che ‘sto banchetto, preparato durante l’agonia, se faccia, senza tanta ipocrisia, cor medico, cor prete e’r chirichetto. Doppo li pianti la famìa se carma e ar punto che la pasta viè servita, se brinda a la salute della sarma. Poi c’è l’invito…

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Aldo Fabrizi – Chi sarà stato?

Scherzoso sonetto di Aldo Fabrizi sull’inventore della pasta… Ho letto cento libri de cucina. de storia, d’arte, e nun ce nè uno solo che citi co’ la Pasta er Pastarolo che unì pe’ primo l’acqua e la farina. Credevo fosse una creazione latina, invece poi, m’ha detto l’orzarolo, che l’ha portata a Roma Marco Polo un giorno che tornava dalla Cina. Pe’ me st’affare de la Cina è strano, chissà se fu inventata da un cinese o la venneva là…

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Trilussa – L’orloggio cor cuccù

Anche questa poesie di Trilussa è contenuta ne Le storie. È un orloggio de legno fatto con un congegno ch’ogni mezz’ora s’apre uno sportello e s’affaccia un ucello a fa’ cuccù. Lo tengo da trent’anni a capo al letto e m’aricordo che da regazzetto me divertiva come un giocarello. M’incantavo a guardallo e avrei voluto che l’ucelletto che faceva er verso fosse scappato fòra ogni minuto… Povero tempo perso! Ogni tanto trovavo la magnera de faje fa’ cuccù per conto…

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L’incontro de li sovrani – Trilussa

Poesia scritta nel dicembre 1908 e contenute in Le storie. Bandiere e banderole, penne e pennacchi ar vento, un luccichìo d’argento de bajonette ar sole, e in mezzo a le fanfare spara er cannone e pare che t’arimbombi dentro. Ched’è?1 chi se festeggia? È un Re che, in mezzo ar mare, su la fregata reggia riceve un antro Re. Ecco che se l’abbraccica,2 ecco che lo sbaciucchia; zitto, ché adesso parleno… -Stai bene? – Grazzie. E te? e la Reggina?…

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Trilussa – Per aria

Poesia di Trilussa del 1923 tratta da Le storie. Un Omo che volava in aroplano diceva fra de sé: – Pare impossibbile fin dove pô arivà l’ingegno umano! – Quanno s’intese di’: – Collega mio, quanti mil’anni avete faticato pe’ fa’ quer che fo io!… Ma mó, bisogna che lo riconosca, in fonno ve ce séte avvicinato…- L’Omo guardò er collega…Era una Mosca! Ma io, però, ciò l’ale ner cervello, je fece l’Omo – e volo co’ l’ingegno. Defatti ho…

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